La malattia mentale è una condizione di sofferenza che si protrae nel tempo ed è ha elevati livelli di intensità, che può incidere in modo negativa sulla qualità di vita delle persone che ne soffrono rendendole non capaci di determinarsi e gestirsi. Chiunque nella propria esistenza può sperimentare uno stato di disagio mentale, a causa di situazioni stressanti (come la perdita di una persona cara o un evento traumatico improvviso come una pandemia) ma quando non si riescono più a gestire preoccupazioni e dolore ecco che il disagio può diventare malattia. Discorso diverso vale per i disturbi psicotici che origina da lesioni organiche o indotto da sostanze stupefacenti e farmaci. Qualunque sia il disturbo che ha portato la persona ad essere in una struttura o in un reparto psichiatrico, la sua salute ed il suo benessere vanno sempre tutelati prima di ogni cosa.
L’OSS che lavora in ambito psichiatrico si trova a gestire un carico non solo fisico ma anche emotivo maggiore rispetto ad altri reparti: i pazienti infatti possono più facilmente alterarsi e avere un linguaggio violento o peggio ancora arrivare agli sputi o ai tentativi di aggressione fisica. Perciò il ruolo che qui svolge è maggiormente delicato rispetto a colleghi che lavorano in ambiti diversi.
Cosa fa l’OSS in psichiatria?
Molto è cambiato grazie alla legge 180 del 13 maggio 1978,meglio nota come Legge Basaglia. Questa legge ha imposto in Italia la chiusura dei manicomi, strutture più simili a delle carceri e ha obbligato a ripensare i luoghi di cura del paziente psichiatrico, per restituirgli dignità. Qui il paziente ha diritto alla cura e alla salute ed è inserito, in base alla patologia da cui è affetto, in un programma riabilitativo più ampio che si pone come scopo finale il reinserimento programmato nella società.
L’Operatore Socio-Sanitario può essere impiegato in SPDC, Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura, nei CSM, Centri di Salute Mentale, nella strutture semiresidenziali (SR), nelle Comunità alloggio per disabili psichici e nei Day Hospital psichiatrici. Qui svolge le stesse mansioni dei colleghi OSS in altri reparti, ma i pazienti sono in genere meno collaborativi a causa delle loro patologie.
Il paziente psichiatrico non è di per se pericoloso (secondo delle recenti statistiche nazionali omicidi compiuti da malati di mente si attestano a meno del 4% del totale), ma può manifestare con più probabilità ostilità nei confronti dello staff sanitario, percependo come una minaccia l’operatore che desideri aiutarlo; può inoltre rifiutare le cure farmacologiche e respingere i servizi igienici.
Questo può esporre maggiormente l’OSS al rischio di burn-out: può sentirsi più facilmente inadeguato, frustrato ed ansioso ed essere portato a credere di non riuscire a fare il suo lavoro.
Perciò in questi pazienti non si può semplicemente osservare, ma capire cosa e come osservare, senza farsi influenzare da preconcetti, per poter instaurare delle relazioni serene con gli assistiti.
Come si deve comportare l’Oss col paziente psichiatrico aggressivo?
Per evitare il burn-out, l’OSS in questi reparti deve imparare a gestire al meglio le proprie emozioni senza compromettere la propria emotività: deve dimostrare una maggiore empatia con questo tipo di pazienti, per comprenderne al meglio i loro punti di vista e riuscire ad interagire con loro al meglio.
E’fondamentale perciò instaurare una buona comunicazione, con un tono di voce basso e calmo; anche se potrebbe risultare istintivo alzare la voce, non conviene farlo mai con questi pazienti, poiché potrebbe essere controproducente, così come evitare ad ogni costo l’aggressione verbale.
Come si deve comportare l’Oss col paziente psichiatrico con disturbi deliranti?
Se in presenza di pazienti con visioni o allucinazioni (i cosiddetti disturbi deliranti), è sbagliato negare in modo assoluto, ma occorre far capire al paziente che in realtà quello che vede dipende solo dal suo nervosismo. Tutto questo va effettuato mantenendo il contatto visivo col paziente ed una giusta distanza fisica, per poter instaurare una corretta relazione di aiuto senza innervosire ulteriormente il paziente. Solo in questo modo si potrà garantire la migliore assistenza possibile.