A volte si crede in modo erroneo che OSS ed infermieri abbiano un rapporto conflittuale; in realtà fra loro deve esserci una grande sinergia per raggiungere lo scopo comune di mettere al centro il benessere del paziente.
L’OSS infatti è un professionista di V livello, che deve conoscere le tecniche di intervento infermieristico; su queste tecniche però non ha nessun potere decisionale, ma deve attenersi alla delega del suo diretto responsabile, l’infermiere. Oltre a questo l’OSS deve saper documentare il proprio lavoro in modo utile anche per gli altri operatori (es: tipi di farmaci assunti oralmente dal paziente, orario di assunzione dei farmaci, tipo di dieta seguita dal paziente, tipi di alimenti consumati, ecc.).
Ecco perché l’OSS con il tempo e con l’esperienza, saprà come alleggerire il carico di lavoro dell’infermiere e quali attività di confine con le competenze infermieristiche potrà svolgere e come svolgerle per il bene del paziente.
La mediazione dell’ OSS per il paziente è importante: l’infermiere così come il medico, hanno una impostazione fortemente sanitaria, dove al centro c’è la clinica e la malattia per poter effettuare la diagnosi e la terapia corretta; l’OSS invece si occupa dei bisogni sociali dell’assistito, controllandone anche lo stato di salute, attraverso l’uso di apparecchi medicali semplici come i glucometri (per rilevare i livelli di glucosio nel sangue) o gli apparecchi per rilevare la pressione arteriosa.
Nel caso l’OSS riveli dei dati anomali, dovrà riferire al medico o all’infermiere che decideranno la terapia da far seguire al paziente.
OSS e infermieri: autonomia in ospedale
Un recente studio dal titolo “Le attività degli Operatori Socio-Sanitari nei contesti ospedalieri: uno studio mixed-method ” pubblicato sulla rivista di settore AIR (Assistenza Infermieristica e Ricerca), ha non solo monitorato ed osservato cinquantasei OSS di 17 ospedali del Nord-Italia durante la pratica quotidiana, ma li ha anche intervistati circa le motivazioni dello svolgimento in autonomia di attività di confine con le competenze infermieristiche.
Da tale ricerca, emerge che gli OSS hanno svolto per lo più attività di assistenza diretta (67.7% del tempo osservato) che si concretizzano in cure igieniche, mobilizzazione e alimentazione; tuttavia, dipende anche dalla struttura in cui si trovano: è emerso anche che negli ospedali di dimensioni maggiori, nei reparti chirurgici e un ridotto numero di pazienti per infermiere, il tempo che gli OSS dedicavano alle attività di assistenza diretta diminuiva.
Le attività di confine con le competenze infermieristiche effettuate in autonomia con maggior frequenza sono state la mobilizzazione (39.3%) e le cure igieniche (37.5%) in pazienti instabili; l’alimentazione di pazienti con problematiche di disfagia (34%), sostituire le flebo (28.6%) e medicare le lesioni da pressione (19.6%).
Sempre in base allo studio, è emerso che gli OSS che hanno agito in autonomia erano quelli con maggiore esperienza lavorativa, allo scopo per rispondere tempestivamente ai pazienti e ridurre il carico di lavoro degli infermieri. Infatti occorre ricordare che l’OSS così come l’infermiere lavora su turni di diverse fasce orarie, e fra i suoi compiti rientra il mantenimento di una corretta igiene del paziente, somministrare correttamente le terapie orali indicate dal medico o dall’infermiere e la consegna dei campioni biologici per le analisi.
OSS e infermieri nelle RSA
Allo stesso modo anche nelle RSA la cooperazione tra infermiere e OSS è fondamentale: la corretta comunicazione ed il corretto svolgimento delle varie mansioni assicurerà all’ospite il miglior trattamento possibile. Così come per gli ospedali, il momento più delicato è la “consegna” dove OSS e infermieri si scambiano le informazioni
Infatti il momento più importante e dove si ha la maggiore comunicazione tra infermieri e OSS è la “consegna” dove vengono passate le informazioni e definiti i trattamenti da effettuare nel turno. La consegna consente agli operatori in team di scambiarsi non solo le informazioni tecnico/operative, ma anche quelle soggettive e suggerimenti.
Nelle RSA infatti è l’OSS che monitora 24 ore al giorno e con costanza gli ospiti, mentre medici ed infermieri sono presenti in struttura per poche ore al giorno e solo alcuni giorni a settimana. Le attività che svolge qui l’OSS sono quasi del tutto identiche fra una giornata e l’altra, con poche variazioni giornaliere e diversi momenti di vita in comune: supporta gli ospiti la mattina nella vestizione e nell’igiene quotidiana, li accompagna a fare i pasti principali o li aiutano nella somministrazione del pasto, collaborano con i terapisti nelle attività riabilitative e in quelle ricreative, aiutano gli ospiti se devono andare in bagno o mettersi a letto per il riposo pomeridiano, preparano gli ospiti alle visite dei parenti e durante la notte controllano gli ospiti ad orari prestabiliti. Inoltre seguono scrupolosamente durante l’intera giornata la terapia farmacologica, preparata dal medico o dall’infermiere.
Quindi un rapporto lavorativo basato sulla sinergia e la collaborazione non solo ridurrà il carico di lavoro degli infermieri sia in strutture pubbliche sia private, ma permetterà ai pazienti di essere meglio assistiti, senza prevaricare i compiti specifici dell’uno o dell’altro.